Ex studentessa Burgo, oggi Fashion Stylist per QVC Italia

Voi lo avete mai visto “JOY”? E’ Il film tratto dalla storia vera di una donna, Joy Mangano, che ha inventato un oggetto oggi di uso comunissimo: il mocio. A seguito di quella invenzione, Joy si trasformò in pochissimo tempo in una delle maggiori imprenditrici di successo d’America. Adesso voi penserete: “Si, ma a te che sei una studentessa di moda, cosa interessa l’invenzione del mocio?”. Beh, ve lo spiego subito. Noi della Burgo di Lecce diciamo spesso di essere una “famiglia”, e questo non vale solo tra noi ragazzi, include anche le nostre insegnanti, con cui oltre a condividere le giornate di lavoro, spesso condividiamo le nostre paure e le nostre insicurezze. Soprattutto ora che tutto sembra essere sfuggito al nostro controllo, ci rendiamo conto di quanto i progetti e le aspettative per il futuro siano fragili e a maggior ragione abbiano bisogno di radici forti e profonde.
“Partire” non è mai facile, ci si sente sempre un puntino infinitesimale e quasi invisibile in un mondo immenso, e non sempre è facile restare motivati. Spesso, davanti all’ennesima difficoltà, è facile essere colti dallo sconforto, avere quasi la tentazione di mandare tutto all’aria, “tanto non sono capace”, “tanto non ci riuscirò mai”. E’ stato proprio per questo che un giorno, una delle mie docenti, mi ha consigliato questo film.
La storia di Joy mi ha aperto le porte di un mondo del tutto nuovo e fantastico, mi ha fatto riflettere su quanto sia fondamentale l’atteggiamento che si decide di assumere davanti alle difficoltà o al principio di un progetto impegnativo e più grande di noi, ma mi ha spinta a mettere a fuoco anche qualcos’altro: l’importanza dell’utilità e della qualità dei prodotti che decidiamo di creare e immettere sul mercato, nella moda e non solo.
Nel corso degli anni, il mercato ha subito svariate trasformazioni, a volte in meglio, a volte in peggio. La concezione stessa di “moda” è in costante evoluzione e non sempre purtroppo, ma nella stragrande maggioranza dei casi, oggi le aziende puntano ad un obiettivo in particolare: l’innovazione e la qualità dei propri prodotti.
Certo, che tu sia in grado di creare un prodotto mediocre o eccezionale, vendere non è mai cosa facile. C’è tutto un mondo nascosto dietro l’estetica, il packaging, il prezzo stesso di quello che acquistiamo. Oggi compriamo quasi tutto online e siamo attratti dai colori di un sito web, siamo influenzati da quello che i brand pubblicizzano facendolo indossare alla fashion blogger di turno, si basa quasi tutto su una questione estetica, sulla reazione emozionale del consumatore davanti ad un oggetto o un capo in commercio. Ma non è mica sempre stato così!
Stiamo per incontrare Chiara, ex studentessa Burgo, oggi giovane fashion stylist per QVC Italia.
Ciao
Chiara, finalmente riesco a conoscerti! Parto subito con le domande perché sono curiosissima! Parlaci del tuo
percorso, quando hai iniziato ad interessarti al mondo della moda innanzitutto?
Ciao Elena, è un
piacere anche per me. Ho iniziato a interessarmi al mondo della moda da
piccolissima, quando cercavo di ideare e cucire dei vestitini per le mie
bambole con degli scampoli di tessuto che mi regalava mia nonna. Poi,
crescendo, ho iniziato a fare degli schizzi partendo dalle immagini che vedevo
sui giornali, sui libri o ispirandomi ai costumi che vedevo nei film, e data la
mia fortissima passione per il cinema, il mio sogno è sempre stato quello di
diventare una costumista cinematografica.
Dopo il
diploma al Liceo Artistico mi sono trasferita a Milano a per frequentare il
corso da Stilista presso l’Istituto di Moda Burgo e, contemporaneamente, ho
iniziato a collaborare con l’Ufficio Vetrine di Moschino, collaborazione che è andata
avanti per quattro anni. Sono stata anche assistente personale di uno stilista
di cappelli, ho lavorato come stylist su set fotografici e per videoclip
musicali, fino ad arrivare oggi a ricoprire il ruolo di fashion stylist presso
Qvc Italia.
Facendo alcune
ricerche ho scoperto la tua passione per l’arte, in particolare quella
contemporanea. Ma quali sono le tue considerazioni in merito alla moda intesa
come opera d’arte da interpretare?
L’amore per l’arte è
una cosa che sento dentro sin da piccola, ne sono stata sempre molto
affascinata, e cos’è la moda se non una forma d’arte? La moda è semplicemente
arte in movimento, e la maggior parte degli stilisti, se non tutti, prendono
spunto in un modo o nell’altro da vari periodi artistici o si ispirano ad
artisti passati. Basti pensare ad una collezione di qualche anno fa di Alberta
Ferretti ispirata a Frida Kahlo, (che, tra l’altro, é la
mia pittrice preferita), o le sfilate di Victor e Rolf in cui ci sono dei veri
e propri abiti scultura, o alla collaborazione tra Riccardo Tisci, all’epoca
della sua direzione artistica da Givenchy, con Marina Abramovic, potrei
continuare all’infinito ma, concludendo, si,
la moda è assolutamente una tra le più belle e forse la più versatile
forma d’arte in continuo movimento.
Subito dopo esserti
diplomata all’Istituto di Moda Burgo di Milano hai ottenuto un posto nell’ufficio
vetrine di Moschino. In cosa consisteva esattamente il tuo ruolo e quali sono i
concetti fondamentali da tenere a mente nell’allestimento di una vetrina?
L’opportunità che
ho avuto di lavorare da Moschino è stata una cosa bellissima che mi ha dato
veramente tanto. Il mio lavoro consisteva nel seguire il progetto di cui si
occupava il mio capo, una donna che mi ha insegnato tanto e che mi ha fatta
abituare al “duro” lavoro. Mi sono ritrovata a lavorare lì la prima
volta in vista della fashion week e alcune volte ho creduto di non farcela, ma
poi, grazie anche ai suoi insegnamenti, ho avuto modo di farmi un le ossa e
reggere. Durante la fashion week si sa che non esistono orari e i montaggi
delle vetrine avvenivano di notte dopo settimane estenuanti di lavoro in cui si
iniziava al mattino presto e si finiva alle tre di notte. Seguendo il progetto,
dovevamo concretamente realizzare le vetrine, e non si trattava solo di vestire
dei manichini ma di allestire delle vere e proprie scenografie. Per tutti
coloro che volessero intraprendere quella strada non bisogna aver paura di
sporcarsi letteralmente le mani, lavorare senza sosta quando si è in consegna
ed essere molto pazienti.
Moschino
è stato il tuo primo approccio al settore moda. Oggi, invece, ti trovi a
lavorare come stylist per questo colosso del retail, QVC Italia. Raccontaci un
pò, come sei arrivata a ricoprire questo ruolo e come si svolge la tua giornata
lavorativa tipo?
Sono arrivata in Qvc dopo aver visto
la posizione aperta sul loro sito, sono stata assunta a luglio scorso e sono
stata felicissima. QVC è un mondo completamente a parte, bellissimo, mi sono
sentita a casa sin da subito; l’ambiente lavorativo è molto stimolante in
quanto si è sempre a contatto con tanta gente interessante, i miei colleghi
sono tutti giovanissimi, il clima è sempre molto gioviale e non ci si annoia
mai.
La mia
giornata lavorativa cambia continuamente in base al palinsesto e ai miei turni
di lavoro. In una situazione normale, a differenza di quella odierna, quando
inizio a lavorare al mattino (perché lavorando
su turni ho degli orari che variano spesso), entro in azienda alle sette e vado
subito in ufficio a fare una riunione di produzione. Dopo di ché, mi reco negli studi per occuparmi
della presenter che deve essere pronta per la diretta che parte alle otto. Se
l’ora di show delle otto è un’ora di moda, preparo gli outfit della modella, e
via così, mi occupo dello styling di presenter e modelle. Ovviamente ci sono
delle giornate molto pesanti e altre un pò più tranquille, ma l’ambiente è così
vivace e interessante che anche le giornate più stressanti passano in fretta.
Oggi ci
troviamo in una situazione difficile da gestire che porterà innegabilmente l’economia a una crisi
importante. Mentre ti scrivo, l’Italia è ferma, le aziende non lavorano, i
negozi sono chiusi e si, gli e-commerce sopravvivono ma non possiamo ignorare
le difficoltà economiche
che oggi certo non portano le persone ad acquistare, che sia online o meno! Tu
sei a Milano, in una delle regioni maggiormente colpite. Com’è cambiato il tuo
lavoro in questo periodo di emergenza? E che direzione credi debba prendere o
prenderà il
mondo del commercio e della moda in particolare?
Riguardo alla mia situazione
lavorativa in particolare, l’unica cosa che è cambiata nel mio lavoro è il
contatto con la gente con cui lavoro, l’azienda ci ha tutelati al massimo
riguardo a dispositivi di sicurezza ecc. Ad esempio, le riunioni di cui ti
parlavo prima ormai avvengono solo telefonicamente, in modo che tutti i
partecipanti siano tutelati, o magari in alcuni spazi degli studi e di ristoro
il numero di persone deve essere necessariamente limitato e a debita distanza.
Per quanto riguarda il dopo, spero vivamente
che il valore del made in Italy riesca a rimanere vivo e attivo continuando ad
avere il primato, poi a mio modesto parere bisognerebbe anche rivedere i tempi
di uscita delle collezioni come suggeriva Giorgio Armani, in modo tale da
avere uno scambio ancora più prolifero.
di ELENA CARACCIO