Stylist pubblicitaria e cinematografica
“LA VITA E’ UNA SCATOLA DI BISCOTTI!”

Frequento l’Istituto di Moda Burgo di Lecce da quasi due anni ormai e averlo scoperto è stato qualcosa di magnifico.
Sin da piccolina ero propensa a intraprendere questo percorso, nel mondo della moda, creando abiti alle Barbie con carta da forno e stagnola.
Amavo creare, sperimentare e stare al passo con la fantasia, quella fantasia che da piccoli non è mai sbagliata, anzi ti aiuta a sognare, andare oltre e vedere il mondo solo come vorresti.
Crescendo ho imparato a rimboccarmi le maniche e lottare per ottenere ciò che volevo. Avevo i miei sogni e dovevo farli diventare realtà, ma sappiamo tutti che il mondo dei grandi non è proprio come lo immaginiamo da bambini e tante volte la vita ti porta su strade lontane e diverse da quelle che avevi immaginato di dover percorrere, anche e soprattutto dal punto di vista lavorativo. Quindi si, il cammino non è una strada dritta e in discesa, spesso è un aggrovigliarsi di sentieri pieni di insegnamenti da cogliere e fare propri, prima di arrivare alla meta. Mai demordere, mai accantonare e abbandonare i propri sogni, io credo nel destino e alla forza di volontà, quello che è scritto accadrà, con qualche aiutino da parte nostra.
Da due anni a questa parte, grazie alle mie splendide insegnanti Sara e Simona, a piccoli passi sto raggiungendo ciò che è la mia più grande felicità, ciò che ho sempre portato con me nel corso dei miei anni, scoprendo anche lati di me di cui ignoravo l’esistenza.
Questa è la mia prima intervista, un altro passo nel mio tortuoso percorso, che accolgo con un entusiasmo smisurato perché so che farà anche questo parte del bagaglio di esperienze con cui arriverò al mio obiettivo.
Vi presento Natalia Vega, ex studentessa Burgo, diplomata nel 2015 e oggi Fashion stylist cinematografica e pubblicitaria.
Ciao Natalia! Iniziamo subito, chi sei?
Sono una ragazza che ama profondamente la sua terra, la Galizia, una
regione nel nord della Spagna, che ho lasciato ormai quattordici anni fa per andare alla ricerca di me stessa. Da allora ho scoperto
che il viaggio, il cambio di luoghi, conoscenze e situazioni, è quello che mi
fa felice, che mi spinge a indagare e che mi ha regalato e tutt’ora mi
regala le migliori ispirazioni per prendere delle decisioni. Amo la primavera e
la luce delle sei del mattino e delle sette della sera; amo guardare i miei gatti che giocano o stanno al sole
senza far niente; amo i fiori, le riunioni di famiglia, incontrarmi con gli
amici all’aria aperta e condividere con loro tutte le cose belle.
Sono anche un’appassionata del minimalismo soffice e colorato e del vintage, e
probabilmente per questo mi affascina osservare come invecchiano le persone e i
tessuti. A parte tutto ciò, sono una fashion stylist e una psicologa, sogno di avere una casa in mezzo alla natura nella quale rifugiarmi e dove le
persone possano venire a formarsi, a creare e conoscere meglio se stessi.
So che sei spagnola, ma per molti anni hai vissuto a Milano e anche tu come me hai frequentato l’Istituto di Moda Burgo. Cosa consiglieresti a una ragazza che sta per terminare gli studi? Come ci si affaccia alla realtà e al mondo del lavoro nel settore moda freschi di Diploma?
Non penso che ci sia una risposta adatta a tutti. Di sicuro un
consiglio che mi sento di dare è quello di regalarsi un pò di tempo per
provare a mettere in pratica tutto ciò che ci rende felici, senza avere l’ansia
del raggiungimento di un obiettivo concreto. Quando si fa
qualcosa con sentimento e passione, qualunque meta è alla portata di chiunque.
Detto questo, l’esperienza alla scuola Burgo, vivere nell’ambiente
della moda e degli abiti, fare pratica ogni giorno con figurini, modelli e
macchine da cucire, mi ha permesso di imparare in poco tempo tecniche che potrò sfruttare
durante il resto della mia vita, sopratutto per quanto riguarda la confezione.
Ricorderò sempre il primo “lavoro” che ho avuto grazie all’Istituto: una nostra
insegnante, Eleonora, ci aveva proposto di andare a vestire dei modelli a una
sfilata. Sebbene allora lavorassi in uno storico e spettacolare negozio di tessuti milanese, chiesi al mio capo di potermi assentare per
partecipare alla sfilata. Mi diede il permesso, andai a vestire i modelli e in
quell’occasione conobbi un regista, proprietario anche di una casa di
produzione cinematografica, che di lì a poco tempo mi
richiamò per occuparmi dei costumi di una pubblicità per la televisione
italiana. Ecco, il mio lavoro di fashion stylist è cominciato esattamente così.
Raccontaci il tuo giorno di Diploma e come ti sei mossa da quel giorno in
avanti. Quali sono stati i tuoi primi passi?
La verità è che non ricordo cosa ho fatto il giorno del diploma… Sarò stata troppo
emozionata…? Di sicuro avrò passato un sacco di tempo al telefono per
ringraziare tutti quelli che mi avevano supportato in quel periodo: i
miei genitori, il mio fidanzato, i colleghi del negozio di tessuti, che
parallelamente agli insegnanti mi avevano aiutato nel conoscere a fondo
caratteristiche e trattamento di ogni tipo di tessuto, e gli amici. E poi avrò
cominciato a chiedermi cosa fare dall’indomani. In poco tempo ho deciso che sarei
voluta tornare in Spagna e portare con me il metodo appreso all’Istituto Burgo. Sono
venuta a Barcellona, mi sono iscritta a un Master di Gestione
dell’industria della moda e allo stesso tempo ho cominciato a cercare lavoro
come costumista. Con un pò di fortuna sono
entrata in contatto con una professionista che da molti anni lavora nel mondo
della pubblicità e grazie alle conoscenze apprese a scuola, sia teoriche, sia pratiche, ho
cominciato a farmi strada in questo settore.
Come nasce la tua passione per il fashion styling cinematografico e
pubblicitario? Di cosa ti occupi esattamente?
Come ti dicevo prima, il mio “battesimo” nel mondo del fashion styling è stato a Milano. Dopo quell’esperienza e le emozioni provate durante la preparazione e le riprese, ho capito che quello sarebbe stato il mio lavoro. Direi che la passione è nasce proprio allora. In poche parole mi occupo di tutto ciò che indossano gli attori (siano protagonisti o comparse) durante le riprese. È un lavoro che comincia con una telefonata del regista o della casa di produzione durante la quale si conoscono tutti i dettagli dello spot o del progetto cinematografico: numero dei personaggi, stile, date, budget e cose così. Il passaggio successivo è quello in cui mi confronto con il regista e/o l’agenzia creativa sul copione e sul mood che avrà il progetto: che tipo di estetica si cerca, quali colori saranno dominanti, che stile dovranno avere gli abiti. A questo punto, quando tutto è più o meno stabilito, inizia una delle fasi del lavoro che amo di più, quello della ricerca dell’ispirazione: comincio a guardare film, spot, fotografie, riviste e qualsiasi altra fonte di immagini per trovare modelli di vestiario che possano essere adattati alle necessità del progetto al quale sto lavorando. È in questa fase che creo, nella mia mente, gli outfit per i “miei” personaggi. Ma tra il dire e il fare… Ovviamente ci sono vari problemi pratici da tener presente, tra cui uno fondamentale: dove trovo gli abiti che mi serviranno? Non sempre si trova tutto nei negozi e spesso bisogna girare decine di showroom dove è possibile affittarli. Quando tutto è stato trovato, si fa una prova costume (e se non sei brava e veloce a cucire e adattare i capi ai singoli attori son dolori…) e poi si invia tutto al set, dove si compie l’ultima fase, quella delle riprese. Che, anche se può sembrare strano, non è quella che amo di più, sebbene sia una gran soddisfazione vedere in pratica le tue idee e creazioni.
Quali sono state le tue esperienze nello styling pubblicitario e
cinematografico?
Sopratutto per quanto riguarda la pubblicità sono state molte e molto
diverse tra loro, da progetti che avevano un solo personaggio (magari in
pigiama, mentre faceva colazione in casa), a spot con decine di comparse
vestite in maniera abbastanza stravagante, il cui abbigliamento seguiva
un’estetica particolare, con colori e stile di abiti molto concreti in accordo
con la marca del prodotto. Il tema cinema è più complesso: generalmente si
lavora in team composti da molti professionisti, ciascuno dei quali si occupa di
un aspetto specifico del vestiario: mi è capitato ad esempio di vestire
figuranti in stile anni quaranta in una serie spagnola, protagonisti e comparse per una serie
asiatica e lavorare come assistente di una costumista inglese per una
americana.
Da quello che deduco sei una ragazza solare, piena di energie e risorse,
che non si tira mai indietro. A questo proposito so che hai una tua attività,
fantastico! Come nasce l’idea del tuo showroom e il nome “Capitulo dos lab”?
Come ogni progetto, anche Capítulo Dos Lab ha avuto una gestazione
piuttosto lunga, e l’apertura (esattamente un anno fa) è stata solo una
tappa intermedia di un’esperienza cominciata proprio a Milano. Quando vivevo lì
frequentavo diversi mercatini dell’usato dai quali tornavo a casa carica di
bellissimi abiti usati, tutti stipati nel cestino della bicicletta. Ho cominciato così ad avere una bella collezione di vestiti dai colori e dalle fogge più
diverse. Quando nel 2014 mi sono trasferita a Barcellona, ho portato
con me anche tutti questi vestiti. Per qualche tempo mi sono dedicata a
venderli (mi piace molto l’idea di poter dar loro una terza o quarta vita), ma
poi ho pensato che era un peccato disfarsi di vestiti che non si sarebbero mai
più trovati, e che in qualche modo si sarebbero persi per sempre. Così un
po’ per “gelosia” degli abiti e un po’ perché già stavo lavorando come fashion
stylist, ho deciso di smettere di venderli ma non di farli vivere:
affittandoli, appunto, per spot, videoclip, film e shooting
fotografici. In quel momento, insieme con il mio compagno, abbiamo creato
Momocromo, un piccolo showroom di affitto all’interno di uno spazio di
coworking. Da quel primo capitolo, è nato il secondo, quello che è oggi
Capítulo Dos Lab.
All’interno del tuo showroom organizzi anche dei workshop su appuntamento.
Come è nata quest’idea e in cosa consistono?
Capítulo Dos Lab, che ha la sua sede in un locale di oltre 400 mq
costantemente inondato di luce, è varie cose allo stesso tempo. Lo dice
già il nome, d’altronde: è un laboratorio creativo dedicato alla moda e al
mondo audiovisuale, nel quale è possibile noleggiare abiti e accessori (dalle
borse ai fermacapelli, dagli occhiali alla bigiotteria, etc), nel quale si
fanno prove costume e dove c’é sempre qualcuno che lavora a una pubblicità, a un
videoclip o a un film. È stato naturale, a quel punto, aprire le porte
del locale anche a chiunque volesse fare o partecipare a un workshop legato
alla moda. In linea di massima decidiamo insieme con alcuni colleghi i temi che
pensiamo possano essere interessanti per gli addetti ai lavori, prepariamo una
sorta di calendario e cerchiamo i docenti che possano tenere le lezioni.
Tra i prossimi che abbiamo in programma ce n’è uno sui nodi delle cravatte e
dei foulard (non crederai mai a quanti sono, a seconda delle epoche e delle
occasioni!) e sugli stili degli abiti nel corso della
storia, fondamentale per chi lavora a produzioni in costume o ambientate nel
passato.
Una domanda che sento di farti con tutto il cuore è: chi ha creduto in te e
ti ha sostenuto in questo progetto?
Come ti dicevo, è un progetto condiviso, in cui non sono sola e che
vive anche grazie al supporto del mio compagno e dei colleghi che quotidianamente passano
per Capítulo Dos. Poi chiaramente ci sono sempre anche la mia famiglia e gli
amici, sempre pronti a dare una mano.
Mi incuriosisce questo tuo essere dinamica e solare, mi rivedo tanto in te.
Il primo aspetto che si nota del mio carattere è il mio essere sempre “a
velocità accelerata”, corro sempre da una parte all’altra facendo mille cose ma
sempre col sorriso perché penso che la perfezione sia nulla senza ironia. Nel
tuo caso quanto ha influito il tuo modo di essere sul tuo percorso e sulla tua
carriera?
Quanto capisco quella velocità accelerata! Diciamo che il mio modo di
essere è stato fondamentale, nel senso che essere curiosa e tesa in avanti mi
ha fatto trovare nella vita luoghi, persone e esperienze che poco a poco mi
hanno aiutato a tracciare la mia strada.
Anche l’avere sempre bisogno di stimoli cercare nuovi obiettivi mi ha reso più forte e di
conseguenza sono stata anche più pronta a mettermi in gioco con tutto il
coraggio necessario. Alla fine, nella vita bisogna rischiare: si affrontano momenti belli
e momenti brutti, e tutto è molto più fluido quando invece di cercare di
saltare gli ostacoli si prova, e si riesce, a risolverli. Ricordo quando, al terzo anno
di università di Psicologia a Salamanca, pensai che quello non era ciò che mi
avrebbe fatto felice nella vita. Chiamai mia mamma, glielo dissi e lei mi
rispose: “Amore mio, finisci questo perché già hai
superato la metà del corso di studi. Sono sicura che, una volta terminato,
saprai che strada percorrere”. All’indomani della laurea ero su un aereo per Milano.
Credo, in questo senso, che tutti dovremmo leggere almeno una volta nella vita
un libro di Haruki Murakami. Ti saluto con un suo passo: “Cerca di pensare che
la vita è una scatola di biscotti. […] Hai presente quelle
scatole di latta con i biscotti assortiti? Ci sono sempre quelli che ti
piacciono e quelli che non ti piacciono. Se inizi a prendere subito tutti quelli buoni, alla fine ti rimarranno solo quelli cattivi. È quello che penso
sempre io nei momenti di crisi. Meglio che mi tolgo questi cattivi di mezzo,
poi tutto andrà bene. Perciò ecco, la vita è una scatola di biscotti.”
Io credo tanto
nel destino e so che, di tutte le persone che mi sarei potuta ritrovare a
intervistare, Natalia è stata il caso perfetto al momento perfetto. La
ringrazio profondamente per avermi dedicato il suo tempo e la sua storia e
spero di avere modo di conoscerci di persona appena la situazione lo permetterà.
Chiudo quest’intervista con la consapevolezza di essere sul sentiero che desideravo da bambina, col sorriso, tanta motivazione in più e una citazione di Natalia, scritta da lei e presa dal suo sito:
“ I love treating things
lightly and taking care
of every small detail.
Sometimes people ask
me why i go so deeply
everyday on everything,
so, it’s because i think
there is nothing more
pathetic than caution.
Enjoy life,
travel and have a cookie!”
di Roberta De Florio