Classe ’95, Celebrity dressing assistant at Dsquared2.
“LIFE BEGINS AT THE END OF YOUR COMFORT ZONE.”
Io non ho mai intervistato nessuno. Non ho mai scritto un articolo, e nei due mesi trascorsi in quarantena ho letto i lavori svolti dai miei compagni aspettando con trepidazione il mio turno, curiosa di scoprire chi le mie insegnanti mi avrebbero assegnato. E poi eccola: giusto una settimana fa mi viene comunicato il nome della persona che avrei avuto la possibilità di conoscere. Da remoto, si, a questo ci siamo tutti già abituati…o forse no?

In questi giorni è facile perdere il controllo e la forza di volontà, e buttarsi giù. Capita di chiedersi come affrontare un’altra giornata uguale a tutte le precedenti. Proprio nel momento in cui tutto stava iniziando ad accelerare, a pochi mesi dalla nostra prima sfilata, a pochi mesi dalla conclusione del percorso e dal Diploma per molti di noi… non è mica una cosa che ci si aspetta, una pandemia globale che da un giorno all’altro ci piomba addosso come un tronco in mezzo a una strada e ci rinchiude tutti per mesi, ma ci credete? E certo, la nostra generazione ha poco di cui lamentarsi, la dice lunga il nostro modo di reagire davanti a un’emergenza che ci richiede di stare in casa, al caldo, con la nostra famiglia, il cibo in tavola, internet, netflix, sky… Non siamo tutti così fortunati. Ma siamo in un’epoca in cui la consapevolezza è dote rara. La consapevolezza della fortuna, svegliarci la mattina ed essere grati per la vita che abbiamo, per la famiglia che ci sostiene, perché oggi c’è il sole e allora, anche in casa, sembrerà tutto un pò migliore.
Siamo tutti abituati a correre, a tenere sempre gli occhi e il cuore fissi sul “dopo”, nell’ansia di cosa c’è da fare ancora, di cosa arriverà, la necessità viscerale di essere produttivi, di vedere, fare, comprare sempre qualcosa di nuovo. Questa quarantena ci sta obbligando a fermarci, a stare con noi stessi, a osservarci, conoscerci meglio e riconoscere come siamo davvero e in cosa dovremmo e potremmo essere migliori. A realizzare che quella sensazione che abbiamo, che stando fermi il tempo passi a vuoto, si sprechi e non lo si fermi, veloce, veloce, veloce… non è reale. Il tempo acquisisce valore se noi glielo diamo. Niente è mai tempo perso se sappiamo cogliere tutto quello che ci capita come un insegnamento, come un tassello già segnato e necessario nel più ampio disegno di chi siamo su questo mondo. Tutto succede per un motivo.
Io dico grazie a quello che ho. Dico grazie alle mie insegnanti e ai miei compagni di corso, che nonostante tutto, nonostante ognuno di noi sia in difficoltà a modo suo, nonostante la distanza, sono presenti. Dico grazie a loro, ai miliardi di messaggi nel nostro gruppo di classe whatsapp, alle foto e le vecchie stories in accademia, che ci ricordano a cosa torneremo presto. Ai contest a cui le nostre insegnanti ci spingono a partecipare, alle videochiamate, ai corsi in più, a queste interviste.
Per carattere, nella mia vita mi sono spesso lasciata scappare occasioni che probabilmente avrebbero solo fatto bene al mio percorso, per insicurezza, per paura di non essere all’altezza. Quegli errori mi hanno portata fin qui, sono cresciuta e, anche se non mi sento arrivata, perché come dice Alice, non si arriva mai, beh qualcosa l’ho capito. “Quisque faber est fortunae suae”. Stavolta non mi tiro indietro.
Vi presento Alice Mastrolilli, classe ’95, già a bordo di una grande, grandissima nave, quella della Maison Dsquared2, fondata nel 1996 dai gemelli canadesi Dean e Dan Caten. Vi state chiedendo quale sia il ruolo di Alice all’interno di questa meravigliosa grande realtà? Ah no, io non spoilero, leggete qua!
Ciao Alice! Io sono Elisa. E’ un piacere conoscerti e ti ringrazio tantissimo per questa bellissima opportunità.
Pronta? Parliamo un pò di te: chi è Alice Mastrolilli e qual è il suo background?
Sono Alice, ho quasi 25 anni, sono nata in una ridente cittadina della Brianza. Diciamo che fin da piccolina ho sempre avuto un pò questo estro, un carattere abbastanza forte e… ingestibile! Finite le medie ho deciso di iscrivermi al liceo artistico, sempre supportata da mia mamma, che mi ha sempre spronata a fare quello che che preferivo nella vita (sempre con cognizione di causa, naturalmente!). Dopo il liceo artistico, sinceramente, ero indecisa tra le facoltà di Architettura o Design. Tra le opzioni c’era ovviamente anche quella di intraprendere la strada della moda, che è sempre stata una mia grande passione. Ma come tanti ancora pensano, non ero sicura che potesse diventare un vero lavoro. Quindi ho partecipato a un pò di Open Day in varie università, finché non ho scoperto il corso di Fashion Styling e me ne sono totalmente innamorata. Ho pensato subito: “Questo è quello che voglio fare, questo è quello che voglio essere nella vita!”. Così mi sono iscritta e in un attimo mi ero trasferita a Milano. Da quel momento è partito tutto quello che poteva essere il mio futuro, giorno dopo giorno l’ho visto sempre più chiaro nella mia testa. Non ti nego che durante il mio percorso in Marangoni ho avuto degli alti e bassi. Sono una persona super solare ed esuberante, ”faccio casino”, diciamolo! Allo stesso tempo, però, (e questo io lo reputo un mio grande difetto), sono abbastanza insicura. Se qualcuno mi da un giudizio negativo o mette in discussione qualcosa su cui normalmente io mi sento ferrata, vado in crisi. Su questo aspetto del mio carattere ci sto lavorando e diciamo che sono migliorata. I primi anni di corso, però… di batoste ne ho ricevute, come tutti; e chi più, chi meno, le affronta in maniera diversa. Io mi sono buttata giù più volte. Ma grazie anche alle mie compagne, alle mie coinquiline, sono riuscita a capire che non ero sbagliata. E’ giusto che i professori ti mettano in discussione, è giusto anche tante volte buttarsi giù; ma è giusto anche capire che se ne può uscire al meglio. Dopo tutto, ero la persona giusta al posto giusto, l’ho capito e non mi sono mai pentita del percorso che ho intrapreso.
C’è stato qualcuno in particolare che ti ha incoraggiata e sostenuta lungo questo tuo percorso?
Mia mamma. Mia mamma è stata il perno della mia vita. Io credo molto in lei e so che lei crede molto in me, da sempre. Posso dire che è grazie a lei se sono riuscita a mettermi sempre in discussione, a chiedermi se quello che stavo facendo era veramente quello che volevo fare, perché sapevo che, qualsiasi strada io avessi scelto, avrei avuto il suo appoggio.
Sono state fondamentali anche le mie coinquiline, tra cui Chiara Guagliumi, che avete intervistato per prima! Io e lei siamo diventate molto amiche durante la Marangoni, eravamo in classe insieme, eravamo coinquiline. Mi ha incoraggiato a non mollare quando mi sentivo in difetto e… diciamo che lei e mia mamma sono state le due persone che più mi hanno aiutata nel mio percorso.
Mi hai detto che una volta scoperto il corso di Fashion Styling è stato amore a prima vista e hai capito subito che quello sarebbe stato il tuo percorso. Però, come anche tu mi raccontavi, una volta presa una decisione viene il momento di mantenerla e portarla avanti e non sempre la strada che ci troviamo davanti è semplice. Quando hai davvero capito che era la strada giusta?
Quando ho deciso di non mollare. Ho capito veramente che era quello che volevo fare quando, in un momento di difficoltà, mi sono chiesta: “Vale davvero la pena mollare perché non mi sento adatta? No, non ne vale la pena, perché posso farcela”. E infatti così è stato, ce l’ho fatta. Non mi sbagliavo, e ad oggi sono molto contenta e molto soddisfatta. Io credo fermamente che una persona riesca a farcela nella vita e nella carriera solo mettendosi in discussione. Se io fossi partita come un treno dal primo giorno, probabilmente non sarei riuscita ad arrivare dove sono ora.
A proposito di ciò in cui si crede… non ho potuto fare a meno di notare il tuo segno zodiacale nella bio del tuo profilo IG. Anche io sono un Gemelli e sono consapevole che il nostro è un carattere molto particolare e testardo. Quanto ha influito il tuo modo di essere sulla tua carriera?
A beh, allora sai benissimo di cosa stiamo parlando. Sì, l’ho messo in evidenza perché credo di rispecchiarmi molto nel mio segno zodiacale, cosa che magari è una mia fissazione, però boh, io ci credo! Penso che il segno del Gemelli sia abbastanza ambiguo, nei nostri caratteri vi sono delle sfaccettature che possono sembrare opposte, ma che, allo stesso tempo, secondo me, si compensano. Io, di mio, come ti dicevo, sono appunto testarda e ambiziosa ma allo stesso tempo insicura. Sono aspetti che a qualcuno possono sembrare diametralmente opposti, ma proprio il loro connubio, nel mio caso e nella mia carriera, è stato la chiave di tutto. Mi sono subito subito messa in gioco, finito il mio percorso di studi volevo trovare un lavoro; ogni giorno che passava mi sentivo sempre più “in difetto” perché ancora non stavo lavorando. Altri miei compagni, prima di cercare lavoro, hanno tranquillamente fatto passare tutta l’estate. Io no, a luglio ero già in piena ricerca! Ho fatto il mio primo colloquio… beh no, in realtà ne ho fatti diversi. Senza presunzione posso dirti che su quattro aziende, in tre mi avevano selezionato. Ho scelto Dsquared2 perché mi sembrava il lavoro più interessante, quello che poteva davvero essere il punto di partenza per il mio futuro. Una volta iniziato ad inserirmi, diciamo così, a conoscere bene il mio responsabile, lui mi ha fatto notare che in tante cose dovevo essere meno insicura, che il mio essere sempre pronta a mettermi in discussione, il mio voler arrivare sempre più in alto, era certo un’ottima qualità, ma allo stesso tempo dovevo capire che davanti ad una sua osservazione o critica, non dovevo buttarmi giù ma tirare fuori le unghie. Quindi questa dualità del mio carattere.. io penso che sia stata fondamentale. Non è che io sia “arrivata”, anche perché credo che non si arrivi mai nella vita. Ma il mio modo di essere è stato decisivo. Non so se sia servito anche per essere scelta al colloquio o meno, però posso dirti che in questi due anni di permanenza in Dsquared2, molti lati del mio carattere si sono rafforzati e sono contenta che siano venuti fuori e siano stati compresi anche dal mio responsabile, una persona bellissima, che mi sprona, si arrabbia, mi sgrida…come è giusto che sia!
Quindi, si, sono contenta. Mi è servito tanto essere sia testarda, sia un pò insicura, per far vedere davvero chi sono e non nascondermi dietro a un dito, come si suol dire.
Pur essendo molto giovane hai già svolto diversi lavori, partendo da quello di vestiarista per poi arrivare all’attuale ruolo di Celebrity style assistant che ricopri oggi per la nota Maison Dsquared2. Raccontaci un pò il percorso che ti ha condotta qui!
Durante il mio percorso di studi ho fatto da vestiarista per diverse sfilate ed è stata la mia prima vera introduzione al mondo della moda. Lì ho capito che in questo mondo sono tutti “matti” e ho pensato: “Wow, mi piace!”. Ho avuto poi anche un’esperienza come Sales Assistant durante dei saldi privati con clienti selezionati per Calvin Klein, e anche quello mi è servito per capire tutto quello che c’è dietro ad un capo durante le sfilate, o come questo deve essere presentato sulla passerella. Durante la vendita mi sono resa conto di quello che chiede il cliente, di come una persona vuole vedersi, ecc.
Per quanto riguarda invece il lavoro che svolgo adesso, diciamo che è un insieme un pò di tutto quello che che ho imparato negli anni. Sono molto contenta di aver fatto anche queste esperienze come vestiarista, sales assistant, assistente stylist, tutto mi è servito per arrivare ad essere completa nello svolgere il mio lavoro attuale.
Il mio percorso di studi mi è servito in particolar modo per capire che non dovevo mollare, che dovevo essere sempre aperta e disponibile. A questo proposito, ci terrei a scagliare una freccia in favore di tutte le scuole di moda, perché mi è stato detto più volte (e mette la mano sul fuoco che è stato detto anche a te!) che la moda non si studia, che le scuole di moda non servono a niente,che tanto noi facciamo un lavoro che gli altri saprebbero fare senza studiare… e questo non è assolutamente vero! Il nostro background, la nostra preparazione scolastica, ci servono e ci serviranno sempre nella vita per svolgere il nostro lavoro al meglio. Al di là delle nozioni di moda e design, la scuola ti insegna come approcciarti al mondo del lavoro, ti accompagna in questo passaggio fondamentale, fornendoti gli strumenti e le skills necessarie a faro con successo! Se non hai frequentato una scuola di moda si, magari ce la fai pure, ma io credo che non sarai mai pronto al 100% per lavorare in un campo del genere perché è difficile e la gente non lo capisce. Tutti pensano che i lavori difficili siano solo fare il medico, l’architetto o l’avvocato, ed è sbagliato. Chi opera nel settore moda è consapevole di quanto duro lavoro ci voglia per arrivare, magari, ad avere la metà di quello che una persona può avere facendo un qualsiasi altro lavoro, in qualsiasi altro ambito. Ci vuole impegno.
In questo periodo sembra che tutti stiano acquisendo maggiore consapevolezza e stiano rivalutando il mondo della moda, e di questo sono contenta e fiduciosa. Però, ecco, sono sicura che almeno una volta a tutti voi sia stato detto che le scuole di moda sono inutili. Ci tenevo a precisare che non è assolutamente vero!
Siamo curiosi… In cosa consiste esattamente il tuo attuale ruolo all’interno della Maison Dsquared2? Qual’è la tua daily routine?
La mia daily routine è non avere una daily routine! So sempre quando entro a lavoro ma non so mai quando esco, e questa credo sia una costante in qualsiasi azienda di moda, qualsiasi ruolo una persona occupi all’interno dell’azienda. La mia firma elettronica dice che sono “Celebrity Dressing Assistant”. Quando lo dico, solitamente le persone sgranano gli occhi per due motivi principali: uno, perché non hanno capito che cosa vuol dire; due, perché hanno captato solo la parola “celebrity” e mi dicono super excited “Wow! Lavori con i VIP? Che figata!”. In effetti è un bel lavoro, mi piace molto, però non è così banale come può sembrare.
Il mio ruolo è quello di assistente, io e il mio capo seguiamo le celebrity in tutto quello che riguarda eventi, video musicali, shooting, chi più ne ha, più ne metta. Quando ci arriva una richiesta, noi valutiamo se la persona X è in linea o meno con il brand. In questo c’è una collaborazione strettissima e un lavoro di squadra che coinvolge sia noi, sia la direzione creativa e si, Dean e Dan! Questo è un aspetto che mi piace tantissimo, perché è facile credere che gli stilisti siano persone inarrivabili, ma Dean e Dan, loro sono molto disponibili e gentili, ed è un piacere lavorarci insieme! Tornando a noi, quando decidiamo che una persona è in linea con il Brand, allora valutiamo un pò tutto. Ci vengono inviati i moodboard e le indicazioni su cosa il cliente finale vuole e in base a ciò, noi facciamo delle scelte. Ad esempio, nel caso di un video musicale, noi proponiamo una serie di look, i clienti vengono a fare i fitting e quindi abbiamo anche un vero e proprio contatto con la persona X. Devo dire che il mio capo ormai si fida di me, quindi spesso lavoro anche autonomamente ai fitting, sempre in contatto costante con lui, ovviamente.
Dopo il fitting, gli abiti vengono sistemati e diciamo che il grosso è fatto.
Per quanto riguarda eventi come gli Oscar, il Festival del Cinema e via dicendo, il discorso è diverso. Ci vengono spesso richiesti dei custom-made, quindi il mio capo lo disegna, noi lo proponiamo e procediamo con il lavoro. La Maison ovviamente ha vari uffici in giro per il mondo, certo non possiamo chiedere a Jennifer Lopez di venire a Milano a fare il fitting con noi! Diciamo che i personaggi che si trovano oltreoceano, effettuano delle scelte via internet e ce le comunicano via mail; noi mandiamo le proposte, loro le provano e ci comunicano le loro scelte.
Un altro aspetto del nostro lavoro comprende lo styling degli ospiti alle nostre sfilate. La settimana prima dell’evento, noi praticamente piantiamo le tende in ufficio e dormiamo lì. Abbiamo fitting tutto il giorno! Tutte le persone più importanti invitate ad una sfilata, nel 90% delle volte sono vestite dal brand (ovviamente tutto questo ha una finalità di vendita). Quindi si, durante la settimana prima della nostra sfilata, le celebrity “X” vengono in showroom e facciamo tutti fitting. Una volta in location, io e il mio capo buttiamo via il nostro ruolo di stylist e vestiamo un pò quelli di PR! Seguiamo gli ospiti e li accompagniamo ai loro posti.
Il mio lavoro mi piace molto proprio perché è un mix costante. Io sono in ufficio stile, quindi vedo la creazione, la nascita di tutte le collezioni; vediamo le ricerche, capiamo quali saranno i trend futuri del nostro brand. Nello stesso tempo lavoro a stretto contatto con i PR, quindi un sacco di giornali, di magazine, un sacco di stylist famosi in tutto il mondo. Io e il mio capo siamo abbastanza “camaleontici”, riusciamo a lavorare un pò con tutti, ed è una cosa che mi piace tantissimo. Non pensavo che potesse esistere un lavoro del genere. Quando feci il colloquio mi dissero: “Celebrity Assistant!” e io subito: “What?!”. Una persona non immagina che il vip della situazione presente all’evento si sia fatto fare l’abito su misura, o che, per esempio, per il video musicale di Maluma sia stato studiato il capo di Dsquared2, che gli sia stato fornito appositamente per quel dato evento, e così via. Era un mondo di cui ignoravo l’esistenza prima di arrivare da Dsquared2.
Dai, ci spoileri qualcos’altro? Com’è lavorare a contatto con gli artisti della musica, della Tv ecc..?
Ti dirò che, chiaramente, dipende con chi lavori. Più la persona è conosciuta, più è piacevole lavorarci. Io all’inizio pensavo: “Oh Dio! Con i personaggi famosi?! Chissà come mi devo comportare, chissà cosa devo dire, cosa devo fare!”. In realtà, nel 90% delle occasioni, sono loro i primi loro a metterti a tuo agio(poi, certo, c’è sempre l’eccezione che conferma la regola). Non si pensa mai che i VIP, come li chiamiamo, siano praticamente persone come noi, solo che devono andare in giro con gli occhiali da sole perché sennò vengono assaliti!
E’ un lavoro bellissimo e super interessante. Ogni persona nuova che conosco, mi dà un pò di quello che è. Sono contenta di avere sempre a che fare con tanta gente nuova, da tutto il mondo, perché non si finisce mai di imparare. Sono molto grata per questa possibilità.
E Dean e Dan? Sono fratelli, sono gemelli, sono designer e sono super estrosi. Com’è lavorare per loro?
Lavorare per loro è una delle cose più strane e belle che ti possano capitare nella vita. Il loro hashtag è “#wearefamily”, e siamo veramente una grande famiglia. Loro sono attivi al 100% per quanto riguarda le collezioni. Tutto deve passare sotto ai loro occhi, tante volte i fitting li facciamo anche con loro. Devo dire che mi hanno insegnato tanto. Si sono creati dal nulla e collaborano strettamente tra loro ma ritengono anche il nostro supporto assolutamente fondamentale. Siamo proprio una grande famiglia, #wearefamily è l’hashtag giusto che li descrive e che ci descrive.
Quando si parla di sfilata, spesso si può solo immaginare a grandi linee il lavoro che c’è dietro tra make-up artist, hair stylist, vestiaristi, modelle ecc.. Ma in realtà, cosa si nasconde dietro un backstage? Ci sono sicuramente tante emozioni che solo “il dietro le quinte” sa regalarti; ma al di là del mondo patinato che noi immaginiamo, c’è tanto lavoro, tanti imprevisti, tanto corri-corri. Ce ne parli un pò?
Sì, tantissimo corri-corri, tantissimo lavoro, tantissime persone, tantissima organizzazione. Diciamo che il dietro le quinte del giorno della sfilata, è solo l’1% di quello che c’è veramente dietro ad una passerella. Tutto sta nei giorni prima dell’evento, che da noi vengono definiti i “giorni di coordinamento”, in cui i miei colleghi dell’ufficio stile, insieme alle stylist, insieme a Dean e Dan, compongono i look e tutto quello che è l’accessorio. Il look deve essere messo ad una specifica modella o modello, quindi fanno la line-up, che è l’ordine delle uscite: il look X deve stare alla modella X e il look Y alla modella Y. Tutto questo lavoro viene fatto nei giorni che precedono la sfilata. Il giorno dell’evento poi, ci si sveglia di buonora, si va in location, e si fanno le prove, si provano scarpe, accessori, tutto quanto, e le sarte fanno i miracoli dell’ultimo minuto se qualcosa non dovesse andare. Ma tendenzialmente, il giorno della sfilata si arriva già pronti perché il tempo è poco e bisogna aver fatto tutto nella settimana precedente.
Poi c’è l’aspetto “front-row”. Bisogna far sedere tutti al giusto posto assegnato, controllare che tutto sia perfetto, recuperare di corsa gli ospiti che arrivano in ritardo, ecc.
Io ho la fortuna di assistere la sfilata da davanti, tante volte in piedi nascosta in un angolo! Le esperienze da vestiarista che ho fatto in precedenza, mi hanno insegnato che cosa vuol dire stare nel dietro le quinte, e devo dire che i miei colleghi fanno delle corse non indifferenti per far funzionare tutto al meglio li dietro, fino all’ultimo minuto.
Sul tuo sito www.alicemastrolillistylist.com troviamo alcuni dei tuoi lavori di styling. Qual’è, ad oggi, la tua filosofia in questo lavoro? Hai un’icona di stile, un ideale passato che condiziona il tuo modo di esprimerti?
Quello che puoi vedere sul mio sito, sono tutti lavori e progetti che ho fatto durante gli studi, prima di iniziare a lavorare. Si distacca un po’ da quello che in realtà faccio adesso, perché se prima lavoravo pensando ad una rivista di moda, o ad un Magazine, ora devo creare il look, pensando al reale, alla vita vera. Uscita dalla Marangoni, già sapevo che non avrei intrapreso la carriera da freelance perché preferivo buttarmi più su una casa di moda, su qualcosa di “reale”, passami il termine. Sapevo che non avrei lavorato come stylist nel senso più “tradizionale” del termine, per gli shooting fotografici. Quello che faccio ora riflette molto meglio chi sono.
Non mi sono mai fossilizzata su un solo ideale di stile. Quello che mi è sempre piaciuto di questo lavoro è che in ogni progetto puoi scoprire un mondo nuovo, proprio per questo non ho mai avuto e non ho tutt’ora un ideale di stile o una persona iconica da seguire più di un’altra. Non voglio fossilizzarmi su una sola persona, su una sola icona, perché secondo me la ricerca serve proprio a questo, a non fermarsi, a espandere i propri orizzonti e scoprire sempre cose nuove.
Se dovessi descriverti in tre aggettivi, sia personalmente, sia lavorativamente parlando, quali sarebbero?
Penso di poterli raggruppare. Sono sempre stata la stessa persona sia a livello lavorativo che non. E’ molto importante essere se stessi e riuscire a ritagliarsi il proprio posto nel mondo per quello che si è, mai per quello che si vuole far vedere. Direi che sono: esuberante, disponibile e sognatrice. Nel bene e nel male mi butto sempre a capofitto in qualsiasi cosa mi passi per la testa, senza pensarci troppo. A volte me ne pento, capita di dire “avrei potuto essere più pragmatica”, ma non sarei me stessa, no? E poi “Alice nel paese delle meraviglie” nel mio caso è più che una favola per bambini. Non potrei essere nessun altro se non Alice.
Dove ti vedi tra dieci anni?
Tra dieci anni? Ci ho pensato tante volte e ci penso tutt’ora. Tra 10 anni mi vedo… realizzata! Perché se qualche anno fa non mi sognavo neanche di dirlo, ora invece so che ce la posso fare. Quindi mi vedo realizzata, con una famiglia, con il mio fidanzato che mi sopporta e supporta da quasi 4 anni a questa parte; con dei bambini, perché io la famiglia la vedo e l’ho sempre vista al primo posto in tutto. Mi vedo realizzata anche a livello lavorativo. Non so ancora dove sarò, non so cosa farò, ma so che il mio istinto mi ha portato dove sono ora.
Mi sento realizzata nel mio piccolo, nei miei 25 anni. So che continuando a credere in me stessa riuscirò a realizzarmi. E chissà, magari tra 10 anni ne riparleremo e ti dirò in cosa sono riuscita a farcela!
Prendo la mia vita giorno per giorno, come viene. So che fare progetti a lungo termine tante volte è rischioso, perché se non si riesce a realizzarli si rimane delusi e ci si scoraggia. Secondo me, invece, cavalcando l’onda che arriva, volta per volta, si riesce ad arrivare esattamente dove si vuole, con calma e sangue freddo (che non è assolutamente una cosa che mi contraddistingue, ma ci provo!).
Se potessi parlare alle te studentessa al primo giorno di Accademia..? Con il bagaglio di esperienze e competenze sia lavorative che di vita che hai oggi, cosa le diresti?
Di non arrendersi mai e di credere in se stessa. La vita ci metterà sempre davanti ad ostacoli che ogni volta ci sembreranno insormontabili, ma nessuno più di noi stesse saprà farcela. Siamo le persone giuste al momento giusto, ma solo se ci crediamo veramente! “LIFE BEGINS AT THE END OF YOUR COMFORT ZONE” come avrai visto tra i miei ultimi post di instagram. Pensa fuori dagli schemi, ascolta il tuo cuore e le tue sensazioni, e nella vita ogni successo arriverà. Lo dico io che in questo campo ho quasi voluto mollare, ma non potrei essere più felice di non averlo fatto.
di Elisa Ciccardi